e sempre di mirar faceasi accesa (Par. 33.99)
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Lecturae Dantis Boccaccii

Lecturae Dantis Boccaccii. Letture delle Esposizioni sopra la Comedia di Dante, a cura di Sabrina Ferrara e Franziska Meier, Holden (Mass.), Quod Manet, 2025, 484 pp.

L’intitolazione scelta per questo volume è specchio di una voluta scelta metodologica. Non è certo un titolo usuale quando si tratta delle Esposizioni, ma l’intento era quello di metterne in evidenza due tratti che ne implicano come conseguenza un terzo.

Il primo era quello di soffermarsi sul termine Lectura o «Lettura» se si vuole troppo spesso ricusato a profitto di quello di “commento” non solo impreciso ma perfino distorcente del testo. Boccaccio stesso d’altronde nell’espososizione litterale del canto IV per la spiegazione del verso 144 con cui Dante presenta Averroè «che ‘l gran comento feo» opera una distinzione netta tra lo «scritto» e il «commento»., dicendo: «Ed è intra lo “scritto” e ‘l “comento”, che sopra l’opera d’ alcuni autori si fanno, questa differenza: che lo scritto procede per divisioni e particularmente ogni cosa del testo dichiara, il comento prende solo le conclusioni e, senza alcuna di, visione, quelle apre e dilucida»1 lasciando chiaramente intendere che il suo non è un «commento».

Il secondo punto era costituto dalla specificazione del lector, cioè Boccaccio. Era importante infatti insistere sulla lettura che Boccaccio faceva di Dante. Una lettura che come è stato ampiamente dimostrato risente più della compagine culturale di Boccaccio stesso che di una volontà di aderenza al testo originario. Di questa modalità ermeneutica l’Accessus ne dà esempio, segnatamente nella descrizione dell’Inferno (§§ 43-73) che poco a che vedere con l’inferno dantesco e molto più dell’inferno classico e teologico annunciandola velatamente come una costante nelle Lecturae.

Questa constatazione verificata regolarmente nelle Lecturae presenti in questo volume fa di questo testo, ̶­ ed è il terzo punto ̶ ­un’opera a sé stante, concepita come tale e non ‘semplicemente’ come un commento. Percorrere integralment l’opera ha permesso di confermare l’ipotesi che Boccaccio considerasse il compito affidatogli dal comune di Firenze come l’opportunità per una riflessione sulla propria poetica. Lecturae contenute in questo volume emerge chiaramente la riproposizione di un certo numero di nuclei tematici la questione della poesia, la riflessione politica, l’uso della classicità, l’eterogeneità del pubblico, etc. che la diversità degli approcci e l’indipendenza ermeneutica delle lettrici e dei lettori non occulta, al contrario. Se ne evince la conferma degli epicentri poetici che hanno impegnato la riflessione del Certaldese lungo tutta la sua vita come dimostrano i frequenti rimandi, a volte veri e propri auto-volgarizzamenti, alle opere precedenti messi in luce anche in queste Lecturae. E ne consegue una contaminazione tra opere latine e volgari che smentisce se ancora ce ne fosse bisogno l’affermazione di zone e periodi disgiunti nella produzione del Certaldese.

Questo volume inaugura una nuova collana nelle edizioni Quod Manet nata nel 2025, programmaticamente nel 650º anniversario della morte di Giovanni Boccaccio, che ha l’ambizione di proporre una nuova ermeneutica. Il titolo che si è scelto di dare alla collana «Lecturae Boccaccii» è indicativo dell’approccio che si vuole seguire e si fonda su una lectura integrale di quelle opere che vengono sovente lette per blocchi separati.

1 Giovanni Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia di Dante, a cura di Giorgio Padoan, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di Vittore Branca, Milano, Mondadori, 1965, vol. 6, IV, i, 369.