Filippo Gianferrari, Dante’s Education: Latin Schoolbooks and Vernacular Poetics, OUP Oxford, 2024
Nell’Italia del trecento, l’alfabetizzazione volgare si estese ad un numero considerevole di laici (alcune stime suggeriscono che a Firenze, verso la fine del secolo, i cittadini in possesso di un’alfabetizzazione di base fossero addirittura tra il 60% e l’80% della popolazione). Questa trasformazione sociale e culturale costituì un mezzo essenziale per la volgarizzazione e la secolarizzazione del sapere, nonché per la democratizzazione dei poteri cittadini, come sostenuto da alcuni studiosi. La formazione intellettuale e l’opera culturale di Dante Alighieri si collocano al centro di questo importante momento di transizione, e offrono un caso ideale per indagare l’impatto dell’educazione latina sulla nascita e il consolidamento delle letterature volgari durante il tardo Medioevo, un fenomeno questo affascinante e ancora in gran parte poco esplorato. Ispirandosi a evidenze manoscritte e archivistiche, il primo capitolo di Dante’s Education: Latin Schoolbooks and Vernacular Poetics tenta di ricostruire i contenuti, le pratiche e le letture che diedero vita all’insegnamento del latino nelle scuole urbane della Firenze a cavallo del trecento.
Il resto del libro si concentra invece sul continuo dialogo che, attraverso le sue opere, Dante instaurò con la cultura dell’insegnamento, e in particolare con i testi scolastici più popolari nelle scuole di grammatica del tempo, rivelando così il contributo del poeta all’espansione dell’alfabetizzazione e dell’educazione in volgare. Dante’s Education propone di guardare a diverse delle sue opere volgari–nello specifico la Vita nova, il Convivio e la Commedia–come un programma educativo per i laici–competenti nella lettura e scrittura volgare ma con poca o nessuna padronanza del latino–e alternativo al sapere accademico e scolastico. Questo sforzo educativo contribuì a dar forma ad alcuni degli aspetti più significativi della poetica dantesca e dei suoi esperimenti più innovativi. Per esempio, come mostrato nel secondo capitolo, alcune delle caratteristiche più innovative della prosa della Vita nova e del suo formato prosimetrico ebbero un importante antecedente nelle antologie di auctores minores studiati nelle scuole del tempo per imparare a leggere e scrivere e i rudimenti del latino. In particolare, il capitolo ritraccia interessanti paralleli tra il libello e due di questi testi scolastici, l’Elegia di Arrigo da Settimello e il Liber Epigrammatum di Prospero d’Aquitania. I capitoli seguenti riesaminano le tre cantiche della Commedia per portare alla luce echi e riscritture di testi scolastici–Esopo, i Disticha Catonis, l’Ecloga Theoduli, l’Achilleide e il De raptu Proserpinae. Queste riscritture rivelano una tendenza piuttosto critica di Dante verso la cultura scolastica e l’establishment educativo del tempo, ma ne mostrano anche i debiti intellettuali e formali.
Concentrandosi sullo studio dell’educazione latina condivisa da Dante e dai suoi lettori laici, e sul suo contributo di educatore del nascente pubblico volgare, Dante’s Education invita a riconsiderare l’opera del poeta dal punto di vista della sua esperienza di intellettuale laico impegnato nella promozione e consolidamento di un’educazione volgare.