e sempre di mirar faceasi accesa (Par. 33.99)
e sempre di mirar faceasi accesa (Par. 33.99)

Sorelle minori. Figure femminili nella “Commedia”

 

Sandra Carapezza, Sorelle minori. Figure femminili nella “Commedia”, Bologna, Pàtron, 2024.

La monografia ha come oggetto i personaggi femminili del poema dantesco definibili come ‘minori’ rispetto alle anime su cui tradizionalmente si appunta l’interesse. La fortuna dei personaggi femminili del poema è di antica data: non si può tacere dell’interesse che la figura di Francesca suscita, per esempio, nel Foscolo dantista. Nuovi apporti si aggiungono costantemente, da ultimo sull’incentivo del centenario. Sono contributi essenziali, dei quali il presente studio fa tesoro, per portare però l’attenzione sui meno indagati tra gli spiriti femminili incontrati dal protagonista lungo il suo viaggio, la maggior parte dei quali non prende parola; sulle ombre corsivamente passate in rassegna; ma anche sulle donne e sulle dee che non hanno propriamente il ruolo di personaggi, ma sono evocate a vario titolo lungo il racconto. Si tratta per esempio delle donne del sogno e delle donne ancora vive, menzionate in toni che spaziano dal massimo del disprezzo al colmo della lode. Le figure muliebri ricorrono, poi, nei termini di paragone e sono evocate come exempla. Formano, insomma, una costellazione assai fitta e varia.

Il carattere variegato e, di converso, i fattori di continuità del sistema delle voci e dei volti di donne e dee sono meglio osservabili attraverso una prospettiva di sintesi. Per questo, una considerazione complessiva delle donne che orbitano attorno ai tre regni danteschi può essere proficua alla migliore lettura del poema. L’attenzione si sofferma sui personaggi femminili definibili secondari per il loro ruolo narrativo, comprensibilmente meno discussi nella pur inesauribile bibliografia dantesca. Gli episodi in cui essi compaiono sono occasione per osservazioni analitiche nelle quali la preliminare considerazione del genere è una speciale chiave.

La lettura è condotta linearmente, seguendo la partizione dell’opera nelle tre cantiche, nella convinzione che anche in questa prospettiva non si possa prescindere dalla essenziale architettura del poema. Alla prima cantica sono dedicati due capitoli: una ricognizione delle donne e dee menzionate in Inferno e un affondo sul canto XVIII, nel quale (tra i seduttori e Taide) si infittiscono gli spunti fecondi per una lettura che faccia perno sulla rappresentazione del genere femminile. Analogamente è bipartita la sezione riservata al Purgatorio, perché preme distinguere i canti del Paradiso terrestre, non solo per l’ovvia ragione dell’incontro con Beatrice e con l’enigmatica Matelda, ma anche perché l’autore sembra affidare a questa sezione del poema una specifica portata metaletteraria, che è utile considerare anche a proposito della nuova definizione del personaggio femminile, in dialogo con la poetica precedente. Infine, sono analizzate alcune figure importanti del Paradiso (Piccarda, Cunizza, Raab) e sono riletti sotto questa nuova luce episodi in cui le donne non sembrano svolgere un ruolo essenziale (le biografie di Domenico e Francesco).